L’inizio della vita della Chiesa nel mondo slavo
è legato all’opera di monaci - illuminatori del
IX secolo, ss. Cirillo e Metodio.
I due fratelli
Michele e Costantino, che assunsero come monaci
il nuovo nome rispettivamente di Metodio e
Cirillo, svolsero la loro opera missionaria nel
IX secolo nell'Europa centrale e sono ricordati
a ragione come gli "apostoli degli Slavi",
evangelizzarono i popoli della Pannonia e della
Moravia. Crearono l'alfabeto slavo, chiamato «
cirillico ». e tradussero in questa lingua la
Scrittura e anche i testi della liturgia latina,
per aprire ai nuovi popoli i tesori della parola
di Dio e dei Sacramenti
Nati a Tessalonica
(attuale Salonicco, Grecia) all'inizio del sec.
IX, figli di un alto funzionario dell'lmpero
Romano d’Oriente, pareva che i due fratelli
avessero, all'inizio della loro vita, un'indole
molto diversa. Metodio sarebbe stato un
eccellente amministratore e un ottimo
funzionario, come il padre. La sua più spiccata
dote era quella della tenacità. Cirillo, bello,
simpatico, piacevole, era stato paggio alla
Corte imperiale di Costantinopoli,
conquistandosi affetto e benevolenza. Metodio
ebbe il governo d'una colonia slava in
Macedonia. Cirillo, terminati gli studi, insegnò
invece filosofia, ed ebbe incarichi diplomatici
presso gli Arabi. Ma ritrovandosi insieme, verso
l'860, i due fratelli si accorsero che i loro
diversi caratteri si incontravano nel comune
desiderio di vita religiosa. Da allora, Metodio
e Cirillo, diventati sacerdoti, unirono i loro
diversi temperamenti per una
concorde
opera missionaria. Alla fine dell'862 il
Principe di Moravia chiese al Vescovo di
Costantinopoli alcuni sacerdoti capaci
d'insegnare nella lingua nativa del popolo
slavo. Fino allora i missionari, che parlavano
soltanto latino o greco, non avevano avuto molto
successo.
Per il nuovo tentativo
vennero scelti Cirillo e Metodio. I due
fratelli, prima di partire, si preoccuparono
della lingua che avrebbero dovuto parlare e
scrivere tra le popolazioni slave, ancora
analfabete. Specialmente Cirillo, che aveva
fatto studi letterari, cercò d'inventare un
alfabeto capace di tradurre in segni i
complicati suoni della lingua slava. Così i due
fratelli missionari si presentarono al popolo
della Moravia con questo inatteso e utilissimo
regalo: l'alfabeto. L'alfabeto inventato da
Cirillo e perciò detto poi cirillico. Il
successo fu immediato. Con le verità della fede
gli slavi imparavano per la prima volta anche
una scrittura chiara e corrente.
Cirillo e Metodio
tradussero in slavo parte della Bibbia e tutta
la Liturgia cattolica. Il clero germanico non
mancò di protestare contro questa specie di
liturgia nazionalistica, e i due fratelli
vennero denunziati a Roma. E a Roma, Cirillo
ebbe la gioia di vedere approvati i metodi della
sua azione missionaria. Ma non poté riportare ai
suoi Slavi l'alfabeto in qualche modo consacrato
dalla Chiesa. Morì nella città eterna. Tra gli
slavi tornò invece Metodio, infaticabile
organizzatore. Fu eletto Vescovo di Sirmium,
nella Pannonia. Venne nominato Legato pontificio
presso gli slavi della Moravia. Quando morì ebbe
l'ufficio funebre in latino, in greco e in
slavo. E tutti, latini, greci e slavi, lo
chiamarono Santo, come suo fratello Cirillo,
esaltando ambedue col nome di « Apostoli degli
Slavi ».
Giovanni Paolo II con la lettera
apostolica "Egregiae virtutis" del 31 dicembre
1980 li ha proclamati, insieme a San Benedetto
abate, patroni d'Europa.
SANTA BRIGIDA
E’ l’anno 1354, e sulle gradinate della
basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, una
donna cinquantenne chiede l’elemosina in mezzo
agli altri disperati, tra i quali si confonde.
Qualcuno la riconosce suscitando stupore e
commozione. Non era strano vedere la nobile
Brigida di Svezia, la principessa di Nericia,
tendere la mano agli altri nobili perché
aprissero il loro cuore e la loro borsa.
Chiedeva la carità un po’ per se ma soprattutto
per i poveri e gli ammalati che aveva in cura ai
quali aveva gia dato tutto ciò che possedeva.
Roma e la Cristianità in quegli anni
attraversava uno dei periodi più tristi della
storia.
Il Papa, si era trasferito ad Avignone, quasi
sottomesso al re di Francia, lasciando Roma in
preda a bande armate, al disordine religioso,
istituzionale e sociale. In questa situazione di
paura e desolazione la presenza di Brigida era
come una stella luminosa.
Nacque a Finsta, in Svezia, nel 1302 da una
famiglia aristocratica e potente legata alla
Casa regnante. Ebbe una educazione all’altezza
del suo rango e a quattordici anni venne data in
sposa a Ulf Gudmarsson al quale darà otto figli
tra i quali Karin, la futura Santa Caterina di
Svezia. Nel castello dove viveva c’era ricchezza
e sfarzo ma lei preferiva la sobrietà e la
penitenza.
Fondò un piccolo ospedale dove si prendeva cura
personalmente dei malati. Chiamata alla corte
del re come dama di compagnia della nuova
regina; vi resterà per cinque anni ma, la sua
chiara fede e la sua carità operosa, non
andavano d’accordo con il lassismo e
l’immoralità che circolava a corte quindi,
chiederà di tornare nella sua residenza.
Nel 1341 intraprese, assieme al marito, un
pellegrinaggio a san Giacomo di Compostela, il
famoso Santuario spagnolo. Il lungo ed
estenuante viaggio la metterà a contatto diretto
con i problemi e le lotte che agitavano l’Europa
come la terribile guerra dei “Cent’anni” tra
Francia e Inghilterra. Ma quello che più
l’amareggiava era l’assenza del Papa da Roma che
lei considerava come una ferita all’unità della
Chiesa. Durante il viaggio di ritorno il marito
si ammalerà gravemente e poco tempo dopo morirà.
Quella perdita inaspettata colpirà profondamente
Brigida e da quel momento la sua vita cambierà
radicalmente. Sentirà profondamente la voce di
Cristo che la guiderà passo passo con una serie
di grazie straordinarie.
Per due anni si ritirerà presso il monastero
cistercense di Alvastra in assoluta povertà e
solitudine tanto che ai monaci che le chiedevano
come potesse sopravvivere in quella situazione
disagiata lei rispondeva: “Il mio cuore è caldo
e nei miei pensieri sembra che ci sia una
fiamma”. Ed è proprio in questo contesto che
Brigida ebbe, in una sorta di estasi, una serie
di sublimi intuizioni, visioni e comunicazioni
soprannaturali, che detterà minuziosamente ai
suoi direttori spirituali che le tradurranno in
latino compilando otto grossi volumi sotto il
titolo di “Rivelazioni”. Queste costituirono le
infaticabili predicazioni dirette al suo popolo
e a tutti i regnanti e potenti del mondo, che
acquisirono via via nel tempo un valore sempre
più profondo e universale.
Fondò un Ordine religioso che chiamò del Santo
Salvatore e nel 1349 si recò a Roma, (dove si
fermerà), per sostenere l’approvazione
pontificia. A Roma, conosciuta e stimata, era
sempre attorniata da poveri e ammalati ai quali
dava tutto ciò che possedeva. Nel 1371 si recò
pellegrina in Terrasanta; fu un viaggio faticoso
e pericoloso. Tornò a Roma due anni dopo
gravemente debilitata e dopo due mesi morirà,
nella casa di piazza Farnese, la principessa che
seppe tendere la mano e chiedere l’elemosina al
ricco per tenderla di nuovo al povero e donargli
il pane.
Fu canonizzata nel 1391, è patrona di Svezia e
nel 1999, da Papa Giovanni Paolo II, è stata
proclamata conpatrona d’Europa.
SANTA CATERINA DA SIENA
Caterina nasce a Siena il 25.3.1347, dal tintore
Jacopo Benincasa e da Lapa di Puccio de’
Piacenti. E’ la 24.ma, gemella, di 25 fratelli e
sorelle.Caterina
nasce a Siena il 25.3.1347, dal tintore J
All’età di sei anni (1353) ha
la prima visione (via del Costone) di Cristo
Pontefice, accompagnato dagli apostoli Pietro e
Paolo e dall’evangelista Giovanni; è
un’esperienza fondamentale per tutta la sua
vita, infatti intuisce che deve rivolgere cuore
e mente a Dio facendo sempre la Sua volontà.
A
sette anni fa voto di verginità perpetua; ma la
famiglia ostacola la vocazione e la vorrebbe
maritare. Le impediscono di avere una camera per
sé e la costringono a servire in casa. Un giorno
il padre la sorprende in preghiera con una
colomba aleggiante sul capo. Decide allora di
lasciare libera la giovane di scegliere la
propria strada.
Dopo anni di preghiere e penitenze, riceve
(1363) l’abito domenicano del Terz’ordine
(Mantellate, laiche). Nella sua cameretta, molto
spoglia, conduce per alcuni anni vita di
penitenza.
A venti anni (1367) impara a leggere, riceve
l’anello delle mistiche nozze con Gesù, detta le
prime lettere, ha inizio la sua attività
caritativa: poveri, malati, carcerati, spesso
ripagata da ingratitudine e calunnie. Nel 1368
muore il padre.
Nel 1370 avviene lo scambio dei cuori tra
Caterina e Gesù. Nel 1371 si aggiungono a
Caterina i primi discepoli, chiamati per scherno
“caterinati”. Nel 1373 Caterina comincia ad
indirizzare lettere a personalità di rilievo del
mondo politico. Nel maggio del 1374 è a Firenze,
dove acquista nuovi amici e discepoli. In questo
stesso periodo le è dato come direttore
spirituale fra Raimondo da Capua (suo biografo
postumo). Nell’estate si prodiga a Siena per
assistere gli appestati.
Nell’autunno è a Montepulciano. Nel 1375 viaggia
a Pisa ed a Lucca, per dissuadere i capi delle
due città dall’aderire alla lega antipapale. Il
1° aprile (in S.Cristina, Pisa) riceve le
stimmate (invisibili). Si colloca in quest’anno
l’eccezionale vicenda di Niccolò di Toldo,
assistito da Caterina fin sul palco
dell’esecuzione capitale. Nel 1376, a maggio,
parte per Avignone, arrivando il 18 giugno; il
20 vede Gregorio XI, che si decide a partire per
l’Italia il 13 settembre, passando da Genova,
dove Caterina lo convince di nuovo a proseguire
il viaggio per Roma (dove arriva il 17.1.1377).
Tornata a Siena, Caterina fonda il monastero di
S.Maria degli Angeli, nel castello di Belcaro.
In estate si reca in Val d’Orcia per pacificare
due rami rivali dei Salimbeni e qui riceve
quella straordinaria illuminazione sulla Verità
che sta alla base del Dialogo; impara anche a
scrivere.
Nel 1378, su incarico del Papa, va a Firenze per trattare la pace
(ottenuta il 18 luglio). Frattanto Gregorio XI è
morto (27 marzo) e gli succede Urbano VI (8
aprile), osteggiato nel collegio dei cardinali
che (20 settembre) eleggono Clemente VII
(Roberto di Ginevra): è l’inizio dello scisma
d’occidente. Caterina, chiamata a Roma da Urbano
VI (28 novembre), nel concistoro incoraggia
fervorosamente il Pontefice ed i cardinali
rimasti fedeli. Nel 1379 è intensa l’attività
epistolare per dimostrare a prìncipi, uomini
politici ed ecclesiastici, la legittimità
dell’elezione di Urbano VI. Caterina si consuma
nel dolore per la Chiesa divisa: se ne trova
un’eco nelle Orazioni che i discepoli colsero
dalle sua labbra. La rivolta dei romani (1380)
contro Urbano VI è per Caterina nuovo motivo di
sofferenza.
Quasi allo strenuo delle sue forze riesce
ancora, sotto l’impeto della volontà, ad andare
ogni mattina a S.Pietro e trascorrervi l’intera
giornata in preghiera. Ma dalla metà di febbraio
è immobilizzata a letto. Muore il 29 aprile 1380
sul mezzogiorno (da circa un mese ha compiuto 33
anni). E’ sepolta in S. Maria sopra Minerva.
Successivamente Raimondo da Capua soddisferà il
desiderio dei senesi portando a Siena il capo
della Santa, tuttora in San Domenico. Il corpo,
dal 1855, si trova sotto l’altare maggiore della
Basilica minerviana a Roma.
Nel 1461 (29 giugno) Pio II (Enea Silvio
Piccolomini, senese e già vescovo di Siena)
proclama Caterina santa (festa: prima domenica
di maggio; successivamente 30 aprile, ed oggi il
29 aprile, giorno del transito). Nel 1866 (8
marzo) Pio IX proclama Caterina compatrona di
Roma. Nel 1939 (18 giugno) Caterina da Siena e
S.Francesco d’Assisi sono proclamati da Pio XII
patroni primari d’Italia. Nel 1970 (4 ottobre)
Paolo VI riconosce a Caterina il titolo di
Dottore della Chiesa Universale.
Il 1.10.1999 Giovanni Paolo II proclama Caterina
compatrona d’Europa.
SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Edith Stein nasce a Breslavia, capitale della
Slesia prussiana, il 12 ottobre 1891, da una
famiglia ebrea di ceppo tedesco, allevata nei
valori della religione israelitica, a 14 anni
abbandona la fede dei padri. Studia filosofia a
Gottinga, diventando discepola di Edmund Husserl,
il fondatore della scuola fenomenologia, e
diviene una brillante filosofa. Il 1917che per
Edith il 1917 è l’anno chiave del suo processo
di conversione, “l’anno del passo lento di Dio”,
per lei, ebrea, atea e intellettuale in crisi,
che non riesce a “decidere per Dio”, decisiva
per il suo cammino di conversione al
cattolicesimo fu la vita di santa Teresa
d’Avila, testo a cui si era accostata da
fenomenologia, e che in una notte d’estate del
1921 la sconvolge esistenzialmente. Lei che
aveva cercato a lungo la verità l’aveva trovata
nel mistero della Croce, scoprendo che la verità
non è un’idea, un concetto, ma una Persona: Gesù
Cristo.
Così la giovane filosofa ebrea, la
brillante assistente di Husserl, nel gennaio del
1922 riceve il Battesimo nella Chiesa cattolica.
Insegna per otto anni a Speyer (dal 1923 al
1931), nel 1932 viene chiamata a insegnare
all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia,
ma la sua attività viene sospesa dopo circa un
anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933,
assecondando un desiderio lungamente
accarezzato, il 14 ottobre Dopo i primi vespri
della solennità di Santa Teresa di Gesù la porta
di clausura si apre. Edith "varca in profonda
pace la soglia per entrare nella casa del
Signore", entra come postulante al Carmelo di
Colonia, ed il 21 aprile 1938 suor Teresa
Benedetta della Croce emette la professione
perpetua. Nel 1938 le misure antisemitiche del
nazionalsocialismo tedesco prendono dimensioni
spaventose. Edith non nasconde che mette in
pericolo la sua comunità con la sua sola
presenza.
Il pensiero si affaccia anche in lei. Ma solo
dopo la notte del 9 novembre, in cui mani
assassine incendiano tutte le sinagoghe della
Germania, appare indispensabile un suo
trasferimento all' Estero. Nella notte di San
Silvestro, un amico fedele del Carmelo la porta,
con la sua macchina, oltre la frontiera olandese
al Carmelo di Echt, ma prima di lasciare
precipitosamente la Germania, il 31 dicembre del
1938, nel cuore della notte, suor Teresa chiede
di fermarsi qualche minuto nella chiesa “Maria
della Pace”, per inginocchiarsi ai piedi della
Vergine e domandare la sua materna protezione
nell’avventurosa fuga verso il carmelo di Echt
in Olanda. Alcuni giorni prima suor Benedetta
aveva scritto in una lettera: "Devo dirle che
oggi conosco molto meglio cosa significa essere
sposata a Cristo nel segno della croce. Ma
comprenderlo a fondo non lo si potrà mai, poiché
è un mistero".
Preghiera e fedeltà alla propria vocazione, ecco
la disposizione di suor Teresa Benedetta di
fronte alla possibile deportazione e morte.
Nell'apprendere le notizie allarmanti che
vengono dalla Germania, l'intuizione del
martirio a poco a poco si rafforza e diventa
preparazione convinta. Già nell'ultimo anno
passato a Colonia si era sentita in profonda
armonia con la regina Ester dell'Antico
Testamento, questa donna forte, coraggiosa,
pronta ad offrire la propria vita per la
salvezza del suo popolo. Anche Edith può dire:
"Sono certa che il Signore ha accettato la mia
vita per tutti... Ester è stata scelta tra il
suo popolo proprio per intercedere davanti al re
per il suo popolo. Io sono una piccola Ester
povera e impotente ma il Re che mi ha scelta è
infinitamente grande e misericordioso. È questa
una grande consolazione". La Croce è al centro
di tutta la vita spirituale di Edith. Ma specie
da quando s' accanisce la persecuzione degli
ebrei, al Carmelo di Echt si colloca
incondizionatamente sotto la croce. La domenica
di Passione del 1939 chiede il permesso di
offrirsi "vittima d'espiazione al Sacro Cuore di
Gesù per la vera pace". Il 9 giugno scrive il
suo testamento che termina con le parole: "Fin
d'ora accetto la morte che Dio mi ha riservato
con perfetta sottomissione alla sua santissima
volontà e con gioia. Prego il Signore che
accolga la mia vita e la mia morte a suo onore e
lode ( . . . ) come espiazione per l'incredulità
del popolo ebraico".
Anche negli scritti di questi ultimi anni
predomina il tema della croce, svelando in lei
un profondissimo anelito di immedesimarsi con
Cristo crocifisso, di essere con lui e in lui
vittima di espiazione. Nascono le sue
meditazioni per la rinnovazione dei voti: Le
nozze dell'Agnello (1939), Ave Crux (1940) e il
suo studio sull' idea ispiratrice della vita e
dell'opera di San Giovanni della Croce, per cui
sceglie il titolo Scientia crucis. Non c'è
dubbio che suor Teresa Benedetta ha vissuto gli
ultimi mesi nella notte della fede, guidata da
San Giovanni della Croce. Nel contemplare la
vita del Dottore mistico del Carmelo,
immergendosi nell'ultima tappa, scopre nella sua
morte la sublime conformità a Cristo "raggiunta
sulla vetta del Golgota" (Scientia crucis, 45).
Pochi mesi dopo aver scritto queste righe, anche
lei raggiunge l'ultima stazione della sua via
crucis. Viene strappata al suo monastero e
cammina incontro alla Croce del Golgota di
Auschwitz.
L’anno 1942 segnò l’inizio delle deportazioni di
massa verso l’est, neppure l’Olanda è più sicura
per Edith, il pomeriggio del 2 agosto due agenti
della Gestapo bussarono al portone del Carmelo
di Echt per prelevare suor Stein insieme alla
sorella Rosa. Destinazione: il campo di
smistamento di Westerbork, nel nord dell’Olanda,
da qui, il 7 agosto venne trasferita con altri
prigionieri nel campo di sterminio di Auschwitz-
Birkenau, ed il 9 agosto, con gli altri
deportati, fra cui anche la sorella Rosa, varcò
la soglia della camera a gas, suggellando la
propria vita col martirio.
Il 1.10.1999 Giovanni Paolo II la proclama
compatrona d’Europa.